Brigata Mai Una Gioia

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Lo status-quo nazionalpopolare

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“Perché Sanremo è Sanremo!”

Quello che poteva essere, ma non è stato. Anzi: quello che doveva essere, ed è stato. Ma non ci si stupisce: nessuno avrebbe scommesso una liretta in italma su un qualsivoglia cambiamento. Almeno non così, non dopo quel che è successo –e sta ancora succedendo- negli ultimi due anni. Si è almeno evitata la maggioranza bulgara, l’acclamazione, una napoleonica incoronazione in solitaria sotto lo sguardo degli alabastri di Notre-Dame.

Se state per rispondermi “Che pretendi? È sempre il solito Sanremo”, siete parzialmente fuori strada; la similitudine comunque calza: sì, è sempre il solito Sanremo, solo che stavolta stiamo parlando delle Elezioni Federali in seno alla FSGC che si sono tenute lunedì 31 gennaio.

Come sono andate? Esattamente come dovevano andare: il Presidente uscente confermato, il 75% del Consiglio Federale confermato, lo status-quo mantenuto, tutti contenti.

Sia chiaro: nessuno si aspettava nulla di diverso. In un clima molto più disteso rispetto alle precedenti elezioni, e complice la congiuntura del Covid, il Presidente in carica, con i mezzi a sua disposizione, ha potuto gestire nel migliore dei modi una silente campagna elettorale che tanto assomigliava ad un rigorino a porta vuota. E, in fin dei conti, fino a poco tempo prima sembrava quasi non ce ne sarebbe stato nemmeno il bisogno, in quanto si dava per scontato che avrebbe corso in solitaria per la carica che già deteneva.

Qui si dà merito ai due concorrenti, spuntati nell’ultimo periodo, di aver impedito la vergogna non di una riconferma (quella ci può stare, quando hai la giusta dialettica da politico, no?), ma di una proclamazione per acclamazione che, a nostro giudizio, l’attuale Presidente non merita. Se lo meritava il suo Predecessore, ma lui no. Due persone ben diverse, Crescentini e l’attuale Presidente.

I due concorrenti credevano davvero al ribaltone? Secondo me no. Ma era giusto provarci; era giusto mettere in gioco le due autorevoli voci dell’Associazione Calciatori e dell’Associazione Allenatori, da qui la scelta di concorrere e per la poltrona presidenziale, e per un posto in Consiglio. Puntando più sul secondo che sulla prima.

Da qui il parallelismo con Sanremo: con un Presidente superstar che già sfiorava il mazzo di fiori della premiazione finale, ben conscio di avere dalla sua una buona fetta della giuria demoscopica (in fin dei conti l’Associazione Arbitri è casa sua, mentre gli attuali Consiglieri avevano giustamente motivo di rieleggere il loro datore di lavoro), le due Vecchie Glorie potevano ben poco, sperando in una classifica finale onorevole e nel premio della critica.

Ma, come capita a Sanremo, a volte le Vecchie Glorie vengono premiate con un calcio nel sedere con eliminazioni precoci. Ed è andata esattamente così, con i due massimi rappresentanti delle due Associazioni Calciatori/Allenatori lasciati fuori anche dal Consiglio federale. Un boccone decisamente amaro più per quello che avrebbe significato per una maggior pluralità di parola nei Consigli p.v., che per la gloria che avrebbe portato loro; in fin dei conti i loro due nomi sono nomi che nessuno può cancellare dalla storia del calcio sammarinese. Nemmeno un’elezione andata male.

Ma il vedere l’attuale Presidente passare per le forche caudine di due giri di votazioni, con le classiche paure di (im)probabili Franchi Tiratori, quando sperava di entrare metaforicamente già investito della nomina (dico “metaforicamente” perché, essendo positivo, non era presente di persona), è stata una piccola/grande soddisfazione.

Un po’ come il megafavorito di Sanremo che, bene o male, la sua canzone deve cantarsela per quasi una settimana per farsi premiare.

Perché Sanremo è Sanremo… no?

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